La proposta; impianti a fune a fondovalle e corsie preferenziali per i pullman in Val di Fassa
Pubblichiamo l’articolo con la proposta nata in APT Val di Fassa e apparsa sul giornale L’Adige il 13 settembre .
A seguire la pubblica risposta di Transdolomites.
Impianti a fune in val di Fassa per la mobilità
La risposta di Transdolomites
La consapevolezza della situazione di criticità della qualità della vita in valle di Fassa ( e non solo) sta crescendo. Le problematiche legate all’eccesivo carico del traffico stradale privato sono sotto l’occhio di tutti e fa piacere leggere che questa preoccupazione è accompagnata dallo sforzo nel proporre anche soluzioni . Si tratta ora di identificare l’intervento più appropriato ben consci che per il fenomeno traffico non esiste la soluzione perfetta .
Che la mobilità sia la sfida del futuro per la Val di Fassa come dichiarato da Fausto Lorenz Presidente dell’APT Val di Fassa trova il sottoscritto e Transdolomites perfettamente d’accordo. Se penso che il primo convegno su questa tematica è stato proposto a Pozza di Fassa nel novembre del 2004 devo riscontrare che ci sono voluti anni per rendersi conto della gravità della situazione e della necessità di prendere dei provvedimenti.
Voglio però ora dire che altri nodi vengono al pettine . Transdolomites nel corso dei suoi undici anni di attività ha promosso una serie notevole di eventi pubblici con esperti nazionali ed internazionali con l’intento di affrontare il tema mobilità a 360 gradi , compresa la questione dei finanziamenti a favore delle infrastrutture necessarie per attrezzare le valli dell’Avisio con una ferrovia che le mettesse in rete con il Trentino e l’Europa.
Destinatari di tutti questi eventi sono stati i decisori politici, professionisti e la cittadinanza. Nonostante tanta offerta di momenti di crescita culturale i soggetti che troppo spesso sono mancati sono stati i decisori politici delle valli ed i rappresentanti delle associazioni di categoria economiche. Questi signori a breve dovranno pur assumersi pubblicamente le loro responsabilità tanto per essere stati lontani dai momenti nei quali di mobilità tanto si è discusso ma anche per non essersi mai adoperati per avviare sul territorio un percorso partecipato e coinvolgente che chiamasse i propri associati a confrontarsi con progetti tanto importanti quanto impegnativi come la proposta ferroviaria e le azioni più immediate da adottarsi nel settore dei trasporti di valle.
Ora i risultati di tali comportamenti appaiono nella loro macroscopicità.
Primo aspetto; alla ferrovia nelle valli dell’Avisio non esistono alternative. Non lo dice solo Transdolomites ma vari esperti. Forse varrebbe la pena leggere il documento di sintesi di Euregiolab 2017 sulla mobilità sostenibile nelle regioni alpine scaturito a Alpbach nel Tirolo a cura di venti esperti di mobilità di EuregioLab Ebbene in detto rapporto è scritto in termini di ferrovie che le valli di Fassa e Fiemme figurano tra i territoti che andrebbero assolutamente dotati di efficienti sistemi di TPL in quanti necessitano dello sviluppo di un sistema di trasporto persone di alto livello .
Ma in attesa della ferrovia qualche cosa bisogna fare da subito
Proporre corse preferenziali per autobus e allo stesso tempo ragionare di un impianto a fune sul fondovalle tra Soraga e Canazei significa mettere in concorrenza due sistemi di trasporto pubblico. Il che avrebbe la conseguenza di annullarsi a vicenda e generare solo sprechi e costi di gestione. Se poi si pensa ad una corsia preferenziale per autobus questa dovrebbe svilupparsi su tutta la valle ed in termini di consumo di territorio sarebbe più invasiva di una ferrovia a binario unico. C’è poi il fattore delle emissioni, perché anche i mezzi pubblici su gomma contribuiscono a questo fattore . Se poi sommiamo la vergognosa situazione che vede Fasse e Fiemme ancora prive di distributore di metano per autotrazione abbiamo già l’idea dei limiti ambientali derivanti.
L’idea poi che prevede la realizzazione di un impianto a fune in valle di Fassa per collegare i paesi in fondovalle è più facile a dirsi che a realizzarsi. Non si tratta di una idea nuova ma che in più occasioni è stata accantonata perché non adeguata alle necessità di mobilità della Valle. La stessa P.A.T aveva analizzato questa opportunità alcuni anni addietro trovandola poi non percorribile.
Concentrandoci sulla val di Fassa, la necessità di coprire un lungo percorso da Moena sino a Penia ed il dover affrontare un percorso non lineare mette già in partenza questa opera dinnanzi a delle difficoltà importanti. Se poi è vero che il trasporto via fune trova sempre maggiore diffusione nel trasporto pubblico, ciò avviene su brevi percorsi ed in aree metropolitane densamente abitate ove si registra la necessità di muovere continuamente un gran numero di persone durante tutto l’anno. Ed anche questo non è il caso della valle di Fassa.
A ciò si aggiungono i costi di gestione di una simile opera, la necessità di un collaudato sistema di soccorso nel caso di problemi tecnici durante l’operatività, i vincoli urbanistici e servitù sul territorio che tale soluzione comporterebbe, i problemi legislativi che si dovrebbe tenere in considerazione nel caso di sorvolo di edifici . Cosa questa che toccherebbe anche i possessori degli immobili sorvolati.
Un altro aspetto fondamentale è quello paesaggistico, aspetto questo che sempre più viene giustamente tenuto in considerazione.
Nel novembre dello scorso anno per contribuire a risolvere il problema dei grandi flussi di traffico tra Bolzano e a zona del lago di Caldaro, venne avanzata la proposta di realizzare un impianto a fune che avrebbe dovuto servire in modo capillare la città con l’Oltradige .
Ciò sarebbe consistito nella necessità di dover posizionare ogni trecento metri i piloni con un’altezza di almeno 12 metri ed un sistema di ascensori che ad ogni fermato dovevano collegare l’impianto con il livello del terreno
Questo dia l’idea della complessità realizzativa di una simile infrastruttura. Mi chiedo; sarebbero disposti i residenti locali ad accettare un simile impatto visivo? Per ridurre l’impatto paesaggistico si potrebbe tentare di abbassare l’altezza dei piloni ma per tenere tesa la fune questo comporta la necessità di montare un numero maggiore di piloni. Per non dimenticare la ridotta velocità delle cabine rispetto ad un treno che potrebbe offrire una velocità commerciale di 70-80 km/ora. Dobbiamo anche qui essere attenti a offrire alla valle un sistema di mobilità anche per i residenti e non solo turisti. Le esperienze che vanno per la maggiore dimostrano che sono i residenti i maggiori fruitori della ferrovia sul trasporto locale ed i numeri si fanno con i locali.
A questo punto il risultato è che più ci si abbassa, più quello che ne deriva è la realizzazione di una barriera che si svilupperebbe lungo tutta la valle. Di conseguenza , la posa di un binario sarebbe anche in questo caso molto meno invasiva e non dividerebbe la valle .
Gli impianti possono avere un ruolo nel contesto del trasporto pubblico? Eccome. Il loro ruolo è nella mobilità altimetrica , dal fondovalle in quota così come lo potrebbero avere anche in nuove situazioni puntuali come l’ipotesi di un collegamento tra Soraga e Vigo di Fassa o le valli laterali. La vera innovazione nel modello di mobilità locale sta nella ferrovia che serve paesi e impianto di risalita. E’ con questo modello che si generano i numeri negli spostamenti perché è sulle brevi distanze e nella mobilità interna che si misura la maggior parte di viaggi.
Partendo dal fatto che ogni intervento sul territorio genera un impatto, la soluzione ferroviaria ha la possibilità di un migliore inserimento paesaggistico ed una migliore accessibilità da parte di tutti i viaggiatori.
C’è una constatazione di base che poi deve essere tenuta in considerazione quando si ragiona in termini di servizi di tpl.
Chi si muove con la vettura privata , parte e arriva destinazione con il proprio veicolo . Il trasporto pubblico ovviamente non può essere così capillare come la mobilità individuale, ma ciò che deve riuscire a offrire è il minor numero di rotture di carico, ossia il minor numero possibile di cambio mezzi. Ipotizzare un impianto a fune in valle di Fassa e magari successivamente il proseguo del viaggio in treno, significherebbe incentivare l’uso del mezzo privato.
Altra costatazione fondamentale. La soluzione prospetta per la valle di Fassa è di fatto isolazionista mentre I nuovi progetti destinati al trasporto pubblico devono puntare ad essere interconnessi con i servizi di mobilità nazionali ed internazionali. Dunque, infrastruttura e servizio devono “ pescare “ da un contesto di tali caratteristiche . Una soluzione via fune sarebbe solo una soluzione limitata nello spazio, con varie rotture di carico mentre la ferrovia delle Valli dell’Avisio, che “ nasce “ come costola della ferrovia del Brennero punta a questa condizione per far sì che sino a Penia da tutta Europa e dal mondo sia soddisfatto il requisito di accessibilità e di raggiungibilità senza cambio di vettore. A ciò propongo di meglio documentarsi sulle nuove politiche programmatiche adottare nei mesi scorsi sulle opere pubbliche destinate ai trasporti ed i piani strategici per il turismo ove il trasporto pubblico e in prima linea la ferrovia viene indicata come fattore fondamentale per il futuro del turismo . Questo una attenzione di riguardo per i siti UNESCO.
Un’occasione questa che ci viene offerta dalla proposta di Fausto Lorenz per dimostrare che la proposta della ferrovia delle valli dell’Avisio non nasce per partito preso ma dall’analisi delle possibili soluzioni di mobilità e le necessità di trasporto di questa parte di territorio dolomitico.
Cosa fare allora nell’immediato? Sono anni che inascoltati le mettiamo sul tavolo.
Investire da subito nella progettazione i 100.000 Euro che la Giunta provinciale di Trento ha messo disposizione per il progetto di fattibilità per la ferrovia dell’Avisio.
Continuare sul potenzìamento del trasporto pubblico all’interno delle valli e dalle città alle valli, Serve sempre più continuità di servizio dalle stazioni ferroviarie di Trento e Bolzano e le destinazioni turistiche.
Attivare partenariati di collaborazione con i servizi delle frecce , Eurocity, e Italo ( quest’ultimo dal 2018) ed i transfert verso le valli.
Attivare in ogni valle e nei singoli comuni il servizio di Carsharing.
Vengo ora a finanziamenti per le infrastrutture ferroviarie. I soldi non sono né a Trento, né a Bolzano. Ma se l’idea è buona è compito del politico andare a cercarli. Fatta eccezione per i finanziamenti nazionali che in parte possono essere a fondo perduto, tutti gli altri finanziamenti ( es. europei) prevedono la restituzione in un lasso di tempo che può essere stipulato nell’arco di alcune decine di anni.
Raccontare che non ci sono soldi per simili operazioni, diciamola una volta per tutte è una grande frottola. In più convegni ho avuto modo di sentire la situazione che si è generata nell’Unione Europea è un eccesso di liquidità per la forte riduzione della elaborazione di progetti nell’UE. Si stima tale disponibilità nell’ordine di alcune migliaia di miliardi di Euro che stanno “ marcendo” perché non si idea di come utilizzarli.
Il vero problema è politico, ossia la volontà di concretizzare le idee in progetti e questo tirare a campare senza nulla decidere.
Ma su questo punto mi sento di moderata fiducia. Finalmente vari gruppi politici in Trentini in vista delle elezioni provinciali del 2018 hanno compreso e deciso di mettere ben in primo piano il punto mobilità e trasporti.
Questo dovrà essere il tema fondante della campagna elettorale per il 2018 e certamente non staremo con le mani in mano. Questa palude deve saltare e lasciare spazio alla volontà del fare a livello trasversale.
Cordialmente.