AMoDo: il turismo ferroviario rilancia l’economia dei territori Comunicato stampa AMoDo
Il Covid ha di fatto bloccato l’Anno delle ferrovie turistiche. AMoDo, Alleanza Mobilità Dolce, la rete di oltre 40 associazioni unite per promuovere la mobilità più sostenibile, insieme a FIFTM e Fondazione Pozzo, rilancia il progetto e chiede al Governo maggior attenzione ad un settore che consente di promuovere il turismo slow, integrato con altre forme di mobilità dolce come cammini e bicicletta, nei territori italiani e quindi la loro ripartenza economica.
In Italia si contano 2.754 km di ferrovie sospese al trasporto passeggeri. Di queste, 1.389 km hanno un servizio turistico solo a richiesta, su tratte parziali e solo tramite prenotazione di gruppi. I restanti 1.365 km, circa la metà del totale, sono linee sospese o interrotte. Questo è lo scenario che viene fuori dal webinar “Treni turistici e ferrovie locali: la mobilità dolce per una ripartenza green”, organizzato da AMoDo, FIFTM e Fondazione Cesare Pozzo.
AMoDo punta i riflettori su quella fetta di patrimonio fatto di paesaggi e piccoli borghi che gravitano attorno alle ferrovie storiche locali, sospese o dismesse, e che se ripristinate, potrebbero diventare una fonte di ricchezza, sia perché stimolerebbero la nascita di nuove economie locali, sia per il riuso delle infrastrutture ma anche per la riconversione del patrimonio immobiliare abbandonato.
“Abbiamo assistito – dichiara Anna Donati di Kyoto Club e portavoce di AMoDo – ad un coinvolgimento e alla partecipazione dei più importanti soggetti istituzionali, del mondo associativo ferroviario e delle altre organizzazioni di valorizzazione territoriale. Le leggi 128/2017 e 71/2019 sono il punto di riferimento per il riconoscimento legislativo e normativo del concetto di ferrovia turistica e dei treni turistici e, grazie a queste due leggi, è iniziato un percorso condiviso per muovere i primi passi. Rilevante anche l’impegno del Gruppo FS, con investimenti da parte di RFI e Fondazione FS su linee e rotabili, che hanno permesso la riapertura di circa 600 km di linee”.
“Purtroppo – sottolinea Stefano Maggi, Presidente della Fondazione Pozzo – il Covid ha bloccato tutto, perciò dobbiamo lavorare per il 2021, puntando a mantenere alta l’attenzione del Governo sul tema, per il Piano di Spesa Recovery Fund e il nuovo Contratto di Programma di RFI, perché il trasporto ferroviario è essenziale per ridurre le missioni di gas serra come prescrive il Green Deal europeo”.
AMoDo, FIFTM e Fondazione Pozzo nel lungo termine, lanciano così la loro proposta all’esecutivo: linee e treni turistici devono essere riconosciuti come attività stabile delle ferrovie e vanno inseriti sia nel Contratto di Programma tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e RFI, nei contratti tra Regioni e Trenitalia, e l’individuazione di risorse proprie da destinare da parte delle amministrazioni regionali.
“Non mi piace parlare di ‘occasione’ davanti a 36mila morti – precisa Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretaria di Stato del MiBACT – ma le difficoltà dovute alla pandemia hanno fatto emergere alcune negatività del nostro turismo e ci hanno indicato che forse il modello pre-Covid non era il più congeniale. Ad esempio, l’impatto eccessivo sulle zone più fragili del Paese come i centri storici. Dobbiamo perciò pensare ora ad un modello economico di turismo che vesta meglio sui nostri territori, sul nostro immenso patrimonio artistico. Non abbiamo bisogno di rincorrere modelli di altri Paesi.
Luigi Cantamessa, Direttore Generale della Fondazione FS, spiega a sua volta che l’estate ha visto una ripresa del traffico turistico ma non ancora sufficiente a coprire tutti i costi di gestione. Il problema secondo Cantamessa è anche nel rapporto tra Stato centrale e Regioni: “è lo Stato che deve riprendere la regia centrale del trasporto ferroviario turistico. Il quadro normativo invece deve tener presente cosa succede linea per linea, cosa accade in ogni Regione”.
Infine, è emerso che il trasporto ferroviario deve essere la spina dorsale del trasporto a cui connettere, attraverso le stazioni, le altre modalità di mobilità dolce come cammini e ciclovie, il sistema di accoglienza e servire le aree interne e il turismo sostenibile.